Dedicare il nostro circolo a Piergiorgio Frassati significa ricordare uno stile di impegno sociale.
Ecco un bozzetto delineato da G. Lazzati, per commemorate il 50° anniversario della nascita di Pier Giorgio:
Giuseppe Lazzati
Straniti gli uomini, a partire dai suoi parenti, vedranno questo giovane a cui nulla sembrava mancare per essere campione di mondanità (…) trascinare per le vie di Torino carretti pieni di masserizie dei poveri in cerca di casa, e passare sudato sotto il carico di grossi pacchi anche male confezionati, ed entrare nelle case più squallide dove spesso miseria e vizio si danno la mano, sotto gli occhi ipocritamente scandalizzati di un mondo che nulla fa per aiutarli ad uscirne; e farsi, con sorprendente umiltà, lui, il figlio dell’ambasciatore d’Italia a Berlino, lui il figlio del senatore, questuante per i suoi poveri, e per essi ridursi al verde così da rincasare fuori orario per non avere neppure i pochi centesimi che gli bastino per il tram…
La sorella Luciana ha rivelato che la situazione era più umiliante di quanto non ci si immaginasse: a casa Pier Giorgio passava per uno sciocco e lo tenevano piuttosto a corto di quattrini: per poter dare agli altri, egli doveva spesso privarsi non del superfluo ma del necessario.
Che cosa abbia fatto per le numerose famiglie povere di cui si curava come membro della Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, risulta da mille episodi pieni di carità e da mille testimonianze riconoscenti.
Non era d’altra parte, la sua, una carità ottusa: “dare è bello diceva, ma ancor più bello è mettere i poveri in condizione di lavorare”. Sapeva bene che la carità era anzitutto una questione di giustizia sociale. Si discuteva, narra un amico, di certi patti colonici. Egli sosteneva che la terra è dei contadini e va data a chi la lavora. Impulsivamente esclamai: “Ma tu che sei padrone di terre, lo faresti?”. Mi guardò e mi disse in poche parole: “Non sono mie… Io lo farei subito!”.
Racconta un amico: “Un giorno cercò di convincermi a far parte (della Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli). Alla mia difficoltà che non mi sentivo il coraggio di entrare nelle case sporche e puzzolenti dei poveri, dove potevo prendere qualche malattia egli con tutta semplicità mi rispose che visitare i poveri era visitate Gesù Cristo”.
Che frequentando i tuguri dei poveri si potesse andare incontro a qualche grave malattia non era un modo di dire. E difatti Pier Giorgio si ammalò nella maniera più terribile: nonostante avesse un fisico temprato dallo sport, contrasse durante una delle sue “visite” la poliomielite fulminante, che lo distrusse in una settimana.
I funerali furono un accorrere di amici e soprattutto di poveri; i primi a restare allibiti, al vederlo tanto amato e tanto noto, furono i suoi stessi familiari che per la prima volta capivano dove Pier Giorgio avesse veramente abitato nei suoi pochi anni di vita, nonostante avesse una casa confortevole e ricca nella quale arrivava sempre in ritardo.